La musica fa bene anche ai sordi


E’ da un po’ che non scrivo sull’argomento, ma la mia ricerca sugli effetti della musica sul corpo e sulla mente dell’essere umano non si è fermata.

Oggi mi sono imbattuta in un articolo in cui, con mia grande sorpresa, si parla di alcuni effetti benefici che la musica avrebbe su persone con deficit dell’udito.

Sfortunatamente la risorsa è completamente in inglese, ma ecco il link per chi fosse interessato alla lettura diretta.  https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4783433/ L’articolo parte con un piccolo preambolo in cui si sottolinea come negli ultimi decenni la tecnologia abbia consentito di fare grandi passi avanti nello studio del cervello.

Per esempio, grazie a strumenti di neuroimmagine in grado di evidenziare le attività delle varie aree del cervello, è possibile comprendere meglio i meccanismi che si attivano in un cervello sano quando pensiamo, ascoltiamo musica o giochiamo.

Grazie a questi stessi strumenti sarebbe possibile anche comprendere come la struttura e la funzione del cervello subisca delle modifiche in soggetti che ricevono una formazione musicale.

Avevo già parlato di un’altra lettura in cui si parlava di come la musica faccia letteralmente crescere il cervello, quindi fin qui tutto interessante ma nulla di nuovo.

A quanto pare in ambito neurologico la musica è stata sempre studiata prevalentemente per gli aspetti legati a disfunzioni musicali come l’amusia oppure per affrontare disordini neurologici su musicisti professionisti e/o per altri sintomi sempre legati alle competenze musicali.

L’amusia è l’incapacità di comprendere o anche solo di apprezzare la musica – ne parla diverse volte Oliver Sacks nel suo Musicofilia, ma vi riporto anche un link a un articolo di focus in cui vi è una breve spiegazione.

Negli ultimi anni però la musica è stata adottata come strumento terapeutico in molte situazioni, dall’autismo alla malattia di Parkinson ai disagi motori, cognitivi, linguistici, emozionali e sociali, in persone di ogni età.

Dopo aver progredito per anni su binari paralleli, neuroscenza musicale e terapia usicale iniziano finalmente ad integrarsi per cooperare. Grazie a quest’integrazione pare che gli esperti siano in grado di avere informazioni su come un cervello danneggiato o anormale elabori la musica.

Capire i meccanismi neurali che stanno alla base della terapia musicale è fondamentale anche e soprattutto per studiare terapie più mirate. E questo è ovvio.

A questo punto si parla di musica e disturbi dell’udito e di studi condotti su persone sorde con apparecchio acustico “tradizionale” e con impianto cocleare.

Da questi studi sarebbe emerso che nonostante le persone con impianto cocleare abbiano comunque delle difficoltà nella percezione dei suoni rispetto alle persone con capacità uditive normali, i loro cervelli sono comunque in grado di ricavare molte più informazioni di quanto si pensasse. Se ne deduce quindi che gli interventi basati sulla musica possono essere estremamente significativi anche su persone con deficit dell’udito. L’impatto positivo dell’allenamento musicale sulle prestazioni percettive e cognitive uditive su bambini sordi (con impianti cocleari o apparecchi acustici normali) è risultato evidente. I bambini che hanno ricevuto formazione musicale hanno mostrato prestazioni migliori nell’analisi delle scene uditive, nella memoria di lavoro uditiva e nella discriminazione fonetica dice l’articolo.

Il tutto suggerisce che la formazione musicale nei bambini sordi contribuisce allo sviluppo dell’attenzione e della percezione uditiva, che a sua volta può facilitare le abilità cognitive e linguistiche correlate all’udito.

Tutto questo trovo sia fenomenale.

N. B. Gli studi scientifici naturalmente sono qualcosa di delicato. Scienza e tecnologia fanno passi da gigante e nella storia non mancano esempi di nuove scoperte e rivelazioni che sovvertono convinzioni passate. Ma il sito da cui è tratto l’articolo sembra autorevole, e i risultati ottenuti hanno una loro logica secondo me. Del resto, parlando in termini non tecnici visto che non sono un medico, il cervello è uno strumento potentissimo e con gli stimoli giusti è in grado di riparare molti danni e di trovare una soluzione per far funzionare le cose.

Se avete altre informazioni in merito vi invito come sempre a condividerle anche qui nei commenti.